lunedì 29 maggio 2017

Silenzio… elettorale.


Il mese di Maggio non può non rievocare quell’intensa esperienza che abbiamo vissuto, per la prima volta, due anni fa. Tanti lieti ricordi dei tanti volti incrociati per le vie del paese, dei loro sorrisi sinceri e calore umano; tante emozioni che non si sono mai respirate nelle campagne elettorali iniziate nei teatri e finite poi con le "grandi abbuffate".
D'altronde se togliamo da queste campagne elettorali le abbuffate “scialate”, che hanno l’unico obbiettivo di raccattare voti per il candidato “scialatore”, sicuramente l’elemento aggregante  non sarà il programma elettorale.
Questo modo di intendere la politica è drogato, allucinogeno, forse è per questo che puntualmente ci ricaschiamo. Funziona così da sempre e ci abbiamo fatto oramai l'abitudine. E' assurdo!
Difatti, in consiglio comunale siedono sempre gli stessi personaggi che puntualmente, a seconda di come tira il vento, cambiano casacca (così come abbiamo potuto constatare - quest’anno - con i consiglieri De Punzio e G.Bruno) e quando anche nuove figure piene di buoni propositi riescano ad entrarvi, accade che queste perdano fiducia negli stessi che li avevano spinti a candidarsi. Poi ci sono quelli che con i loro voti consentono prima alle coalizioni di vincere le elezioni, salvo poi prenderne – regolarmente - le distanze, come voler ritrovare quella verginità perduta (tanto tempo fa).
I risultati delle suddette dinamiche sono, ormai, sotto gli occhi di tutti e Latiano continua ad assistere sofferente a questa politica così espertissima nel mal amministrarla. Eppure se siedono lì è perché qualcuno gli rinnova la fiducia con il voto o con la propria candidatura in una delle tante liste e listini associati ai soliti personaggi. E pensare che senza quel qualcuno questi politicanti non potrebbero contare neppure sulla fiducia dei propri congiunti.
Sarà per questo che in soli due anni di amministrazione Maiorano, i cittadini latianesi hanno già assistito a ridicoli teatrini. Ci riferiamo a coloro che, dopo esserne stati i primi sostenitori, hanno preso le distanze da questa maggioranza: l'ex-vicesindaco Cosimo Albanese, l'ex-assessora Milone e la rispettiva componente consigliare della lista "Noi ci siamo" (Errico e Antonucci), l'ex-assessora Maria Paola Ingusci e gli Ecopacifisti Calcagno e Pizzi, la consigliera dimissionaria Lidia Mingolla (a dire il vero le ragioni delle sue dimissioni sono ancora ignote) e da ultimo la rinuncia della subentrante Daniela Caliolo in favore di Domenico Nacci. Nessuno di questi ha mai sentito il dovere di rendere conto alla cittadinanza del proprio mandato istituzionale, né di spiegare pubblicamente il vero motivo della loro sfiducia nei confronti del sindaco e della ormai sparuta maggioranza; al di là dei comunicati scontati che i cittadini hanno sorbito negli ultimi mesi sono ancora poco chiari, salvo rarissimi casi, i motivi di queste prese di posizione.
Le reali ragioni della sfiducia sono da ricercare, probabilmente, nei tantissimi latianesi che, traditi dal voltafaccia del sindaco, hanno iniziato a considerare il fatto che non c’è mai stata una reale discontinuità con il passato.
Stessi nomi, stessi interessi, stesso modus operandi!

Queste vicende amministrative di Latiano ci hanno quindi portato alla mente l'opera "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo dove la platea di spettatori assiste, ignara di cosa stia accadendo sul palco, alla trasformazione della farsa in un dramma. Ammaliato dalla bravura degli attori (i soliti a calcare la scena), il pubblico comprende troppo tardi che lo spettacolo al quale sta assistendo non è più finzione; l’opera teatrale diviene così un’inquietante realtà.

La suddetta opera sembra rappresentare la triste realtà politica latianese dove il silenzio assordante dei cittadini/spettatori, che due anni fa sono stati ammaliati dai soliti politicanti che calcavano il palco, sta conducendo la nostra città al baratro. 
Come possiamo ancora assistere in silenzio dinanzi a chi dice una cosa in campagna elettorale e poi, una volta eletto, ne fa un'altra?
Chi non rispetta gli impegni presi con i propri concittadini non merita più di sedere su quella poltrona, e la propria coscienza dovrebbe suggerirgli di non ricandidarsi più le volte successive.

“La commedia è finita!”

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